venerdì 23 gennaio 2015

LA NEVE VOLA DI NOTTE ( da " Con quella luna negli occhi " di A. Zarri ed Einaudi

....

Ricordo ancora lo stupore di certe mattinate bianche, quando la neve era caduta la notte, quasi di soppiatto, e il giorno trovava tutto trasformato : un  mondo nuovo, più aereo, più giovine, più lieve. Ogni rametto aveva attorno la sua camiciola di ghiaccio come una candida armatura contro le offese della nebbia, e le strade avevano una morbida coperta contro il cammino della gente. Gli uomini camminavano ma non toccavano terra, non facevano rumore, sembrava che avessero perso peso e corpo : ombre discrete, impallidite dal danzare delle falde che stendeva un velo bianco sul bianco.
Il mio amore per la neve era puro e disinteressato, prescindeva da ogni altra considerazione che non fosse la sola bellezza del mondo messo a nuovo da quel leggero carico di bianco.
 ....

La finestra dai vetri un poco affumicati, era lì ad aspettare il mio nasino. Ce l'incollavo sopra e e rimanevo con lo sguardo per aria a guardare la danza delle falde sul grigio pallido del cielo.
Dietro alle spalle, anche senza vedere, sentivo il calore di una vecchia cucina di campagna, coi rami appesi alle pareti, il camino fumoso e - a sera - la polenta che si versava sul tagliere come una luna gialla caduta sulla tavola.
Ma qualche volta, se faceva sereno, la luna era anche nel cielo : la luna vera, bianca, splendida, di una luce incredibile. E quando il bianco della luna splende sul bianco della neve la terra sembra che voli, come un gabbiano immenso, nel cielo disertato dalle stelle e fatto vuoto di stupore per accogliere quel gran volo di luce.
Tutti i camini erano accesi, ogni tetto regalava il suo fumo alla notte troppo fredda ; e i fili azzurri, in alto, si cercavano, come esili mani calde a consolare la disumana serenità del cielo. Il crudo cristallo a poco a poco si ammorbidiva, si velava, si odorava di sterpi secchi e di castagne abbrustolite. L' odore delle cene si spandeva nell'aria e la faceva meno rigida. I vetri appannati delle case nascondevano il fuoco e la tovaglia stesa sulla tavola. E sopra lune gialle di polente, biondi vapori di brodo, fruscianti e famose caldarroste. E sopra tutto la letizia del vino. Sulla mensa del povero poteva mancare la carne ma non mancava il vino ; il vino, anzi, col suo calore vigoroso, suppliva a quello che non c'era : sostituiva la carne, la frutta, anche le bionde caldarroste.
Era l'ora più animata del giorno. Sul disordine lieto della tavola si riscaldavano i discorsi, si accendeva il sorriso. Un'ora dopo era ancora il silenzio.
Di tutta la luminaria che aveva fatto della terra un piccolo presepe restavano accese solamente le finestre delle stanze da letto ; poi lentamente si spegnevano anche quelle. In cielo, regale, solitaria, senza più concorrenze, rimaneva la luna. E la terra riprendeva a volare, nel firmamento silenzioso, incontro al candido mattino.

Nessun commento:

Posta un commento