lunedì 14 aprile 2014

IL PASSEROTTO di Giov. Cenci da "Affetti gentili"

In tutto il mondo, un uccellin vivace
ardito e furbo, vive
in branchi, degl' insetti assai vorace,
tranquillo, all'aure estive

non solo, ma in tutte le stagioni,
e ne le vie e piazze,
negli orti, sui camini e cupoloni,
ed è di molte razze.

Sebben de l'uomo sia concittadino,
pure alla larga sta;
sempre sospettoso e maliziosino,
co' suoi compagni va.

Sa che l'amor dei grandi va scansato,
per cui usa prudenza;
sicchè di loro è poco innamorato,
e non fa confidenza,

L'intimità de' grandi è perigliosa;
e il passero monello
non vuole conseguenza fastidiosa
di mal gradito ostello.

Però se dopo lunghe e tante prove,
trova l'amico schietto,
a lui tutto si dona, e non si move
dal suo desco e letto.

Socievoli fra loro i passerotti,
sempre lor nido fanno,
e in essi cheti cheti e chiotti chiotti,
tranquilli se ne stanno.

A uno, a due e tre, a quattro e in più
a la campagna nuda,
taciti e muti, vanno, e giù e su,
per cibo all'aura cruda.

Che cinguettio, e che concerto fanno,
su gli alti e folti pini,
ove concilio fratellevol' anno,
e al nido i lor piccini!

Come son belli quando in su la neve
ci ci, ci ci, cantando,
insieme vanno, e ognuno mangia e beve,
quasi d'amor parlando.

Or chi li pasce in tempo sì crudele?
e chi li veste bene?
essi non ànno foco e nè candele;
dunque chi li sostiene?

Se tu guardi, lettore, in San Matteo,
al capitolo sesto,
con mente pura e senza affetto reo
e di San Luca il resto;

Gesù ti parlerà dei cari augelli,
e d'un celeste Padre,
che pasce, veste , cura e rende belli
più che tenera madre

e per sì belle e care creature,
insegna a noi ingrati,
di fuggir l'ansie in tutte nostre cure,
essendo i molto amati.

O noi di poca fede, s'apra il core
a la più dolce speme;
ch'eterno, saggio e forte, il Primo Amore
veglia su l'alme insieme.

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